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Dell'arte medica e farmaceutica

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Nessun'arte, nessuna scienza, in una parola nessuna delle umane azioni e cognizioni può rendersi familiare ed utile, né ricevere aumento e perfezione, se non col particolare ripetuto impiego di quelle potenze, quali esse siano mecaniche, naturali, o intellettuali, su le quali è basata l'arte o la scienza che si vuole apprendere, osservando altresì attentamente i rapporti, le complicanze e gli effetti di tali potenze, che tanto è il dire: nessuna parte dello scibile può essere appresa a dovere ed ampliata, se non per mezzo del frequente ragionato esercizio, guidato peraltro da uomini esperti. Per la qual cosa non non fa per la sola malagevol arte del medico la sentenza motivata da Celso e ripetuta dall'Hoffmann, che la sperienza, cioè ossia l'esercizio, debba precedere il ragionamento, e che ambidue siano i suoi sostegni, dacché questi, il ripeterò, lo sono egualmente di tutte le arti e di tutte le scienze, anzi tanto è così universale, si è il bisogno dell'esercizio e de' maestri in ogni
maniera di studio, quanto che per fino in quello che si occupa nell'arte del dire e del ragionare per lo sviluppo e per l'applicazione delle leggi alla retta determinationi de' giudizi massimamente si estende, siccome il conobbe e manifestò Marco Tulio ne' suoi scritti, e segnatamente in quella delle sue Familiari a Trebazio con cui gl'invia la Topica di Aristotele tradotta in latino, chiamandolo a riflettere sopra alcuni punti che poteano parergli oscuri, e ammonendolo con queste parole: Cogitare debebis nullam artem litteris sine interprete et sine aliqua exercitatione percipi posse. Non longe abieris; num ius civile vestrum ex libris cognosci potest? Quantunque evidente e sempre la stessa si distinguesse essere l'importanza di aggiugnere ali insegnamenti e dilucidazioni de' precettori l'esercizio pratico in ciascun ramo di pubblica istruzione, nulla di meno e, bisogna pur dirlo, in genere gli educatori trascurano soverchiamente questa mani
era efficace d'insegnamento. Ma la sapienza e perspicacia del nostro Governo ha voluto ultimamente provvedere co' suoi ordini a questo difetto, disponendo che non solamente gli studiosi della giurisprudenza coll'esercizio del disputare soccorrano il loro ingegno e la loro memoria, e ne acuiscano il vigore con una nobile emulazione, ma che eziandio di pratico particolare esercizio non siano privi coloro che allo studio delle arti e delle scienze sperimentali si applicano, avvegna che avvegnache l'insegnamento loro sia sempre accompagnato da' sperienze che informano la mente degli studenti per le tenaci vie degli occhi, stimandole incapaci di porgere quell'attitudine all'operare ed al ragionare che si acquista col pratico lavoro, qualmente lo provano anche le più triviali e domestiche occupazioni. Per mezzo di siffatto esercizio voi che aspirate a divenir medici quindi innanzi occupandovi, tra gli altri, a quello di no
tomizzare i cadaveri, le forme, le distribuzioni, i rapporti, gli usi e le aberrazioni pur anche conoscerete di quelle parti e di quegli organi che ammalati medicar correte, e che colpa sarebbe l'ignorarli. Con tale anatomico esercizio, e più con quello delle operazioni chirurgiche, voi che applicate a codesta importantissima parte della medicina anticiperete da uomini la vostra pratica sui cadaveri e sugli ammalati colla scorta de' vostri maestri, né più o ignoranti della fabbrica del corpo umano, o inesperti nel maneggio degli stromenti dell'arte vostra quasi insensibili carnefici vi esporrete all'attrocità di guadagnare un pratico esercizio a furor di delitti. E voi tutti, che a naturali studi dedicati vi siete per coltivare l'uno o l'altro ramo della scienza della natura applicata agli usi diversi della vita, se all'esercizio pratico del fisico e del chimico vi dedicherete
non ingombri la mente d'ipotetiche dottrine, vi renderete atti all'investigazione e scoperta di qualche parte di quel molto che vi rimane a sapere sulle proprietà e sulle forze della materia viva e morta, scoperta sempre dilettevole alla mente nostra, e sempre feconda d'utilità. Ma riducendo il discorso al mio soggetto io stimo in questo giorno di dover debbo ora farvi qualche cenno delle cagioni che hanno ritardato l'insegnamento e l'importante esercizio pratico di quel ramo di storia e di filosofia naturale che versa sulla collezione e preparazione delle sostanze medicinali propriamente distinguibile dagli altri col suo nome di farmacia. La farmacia, il più sfortunato e più laborioso ramo dello studio della natura, quello che primo di tutti si occupasse della distinzione e descrizione degli esseri terrestri di tutti i regni e dell'investigazione delle loro proprietà e dei loro effetti salutari o nocivi, non meno che della loro diversa composizione e delle
loro simpatie o antipatie, la farmacia, dico, quella che alla storia ed alla filosofia naturale de' piccioli corpi ha fornito il maggior numero di materiali alla loro fondazione è stata per lunghi secoli, e soprattutto ne' paesi nostri e nell'Italia ingratamente e crudelmente condannata o alla cieca esecuzione di un orgoglioso medico arbitrio, o a servire inceppata ad un numero indeterminato di particolari precetti d'arte variabili, oscuri e bene spesso ambigui per la preparazione di una moltitudine di sostanze medicinali di variata composizione anche sotto il medesimo nome. Così sconosciuta e negletta la farmacia qual'arte servile o di mero traffico, non si è pensato di dare a suoi coltivatori un'educazione scientifica, intanto che con esperta contraddizione si pretendeva di avere ne' farmacisti degli uomini dotti e scienziati. Veramente potrebbe recar maraviglia la molta, anzi l'estrema lentezza colla quale gli studi fisici, ossia a dire la scienza natura
le progredisce ne' paesi dominati da quell'antico popolo di eroi, che mentre per tanti secoli difese la sua libertà in grembo al mare, reso suddito al di lui commercio nell'esotiche e nelle proprie produzioni, accolse pur anche nel suo seno e vide in fiore assai per tempo il maggior numero dell'arti chimiche obbedire non meno al suo fasto che alla sua ricchezza. E vaglia il vero la metallurgia, la verraria, la tintoria, l'arte di far la cerusa, di raffinare il borace, lo zuccaro, il tartaro delle botti, quella di preparare il cinnabro, il sublimato corrosivo, il precipitato rosso, l'acqua forte che erano da tempo immemorabile in sommo vigore e credito a Venezia, ed i loro prodotti non furono manco pregiati anche dappoiché le nuove dottrine chimiche diedero a molti il potere di prepararli. Ma se si consideri che gli esercenti di tutte le mentovate arti mantenevano il loro maggiore interesse nell'occultare gelosa
mente agli stessi loro cooperatori o tutto o in parte il processo de' loro lavori empiricamente appresi e che il Governo non lo aveva minore nel mantenere il segreto, rilegando anche talora nelle sue isole le arti e gli artisti stessi, blanditi di un privilegio, poiché così rendeva esclusivo il traffico della capitale e ricco il pubblico errario, cesserà ogni occasion di stupore. E ben si scorge ne' tempi a noi più vicini a qual grado fossero sempre i veneziani ansiosi di sostenere nelle loro città la preminenza in ogni sorta di commercio, qualora si osservi che pure nel 1737, essendo divenuti famosi e di gran consumo anche in molti esteri paesi li due farraginosi composti medicinali, la teriaca ed il mitridato, vietarono ai farmacisti della Terra ferma di fabbricarli, e per accrescerne la riputazione, nuove pompose discipline stabilirono per la preparazione di essi in Venezia, facendola sopravvegliare da un magistrato e dai capi dei Collegi Medico e Farmaceutico.
Persistendo cosiffatta massima di trattare e di proteggere le arti sotto l'ombra del mistero, è ben evidente che giammai pensar si dovesse a quella specie di studio che si dirige ad osservare i fenomeni che accompagnarono le operazioni dell'arti ed a manifestare l'indole e le proprietà delle sostanze impiegate e de' loro risultati, onde determinare il valore delle reciproche loro attrazioni e stabilire indi quella distribuzione e quel legame tra fenomeni e fenomeni et tra risultati e risultati, che costituisce la scienza a tutti comune, e che apre la via a progressive scoperte. Non mai pertanto si è pensato d'instituire in questa Università una scuola di farmacia, né di dare a' farmacisti una conveniente educazione, ad onta che di tale istituzione altri governi ne dessero qualche esempio. Soltanto tardi, e quasi direi per una declinazione di vigore politico, nel 1760 furono esauditi gli aspiri ad una nuova cattedra di chimica in questa U
niversità del chiarissimo signor Carburi, l'antecessore di questo professore signor Melandri, al cui valore non dubbio è riserbato il merito di farla conoscere ed imparare. Vi ebbe bensì un momento intorno l'anno 1780, in cui si comandò la costruzione di una farmacopea che servisse di norma generale a farmacisti dello Stato veneto per l'uniformità dei metodi e delle formule de' preparati giudicando che un tal libro bastasse anche per bene istruire gli allievi di farmacia; errore questo che io allora ho ardito di confutare in un opuscolo intitolato Alcune idee sopra la riforma della farmacia. Ma finalmente trasportati noi in un momento fuori di sì umil condizione scientifica dal sublime genio del massimo degli imperatori e dei re, quasi trascorsi fossimo per qualche secolo di cohura, veggiamo ora in più luoghi del di lui vasto dominio ciascuna parte della storia, della filosofia e della giurisprudenza schiudere generosamente
per mano di dotti interpreti il tesoro delle loro cognizioni a chiunque quelli che degnamente si presenti applichi per acquistarle, e non si riguardano più come profani se non coloro che o sdegnano di coltivarle, o neghittosamente le trattano: ed ora l'Italia sola al di quà dell'Appennino in tre distinte Università offre altrettante cattedre di farmacia instituite a Bologna ed a Pavia dal piano disciplinare di studi emanato del 1803 dall'egregio e dottissimo vice-presidente Melzi, ora duca di Lodi, ed a Padova dal generoso decreto di sua maestà l'imperatore e re nostro, che comandò la conformazione della nostra Università coll'altre due del Regno. A questa nuova cattedra salendo io il primo per destinazione dell'umanissimo ed ottimo principe nostro Eugenio vice-re ho procurato di fissare i principi di questo ramo di studio della natura affinché, se fia possibile, non si confonda più con quello della chimica
né più si avvilisca ritenendolo come un mestiere di pura abitudine e d'industria; ed ho poi seguito nel resto le prescrizioni del mentovato piano disciplinare in giunta, alle quali nel proposito di voler formare de' valenti farmacisti e d'instruire i medici delle operazioni colle quali si preparano le varie sostanze da essi adoperate, altro desiderar non si poteva che d'impiegare i giovani nella pratica manuale delle operazioni, specie di esercizio, di cui per la mancanza attuale di un laboratorio nel recinto dell'Università difficile e penosa ne sarebbe stata l'esecuzione. Pure volendo io ampliare i provvidi voleri del Governo e contribuire dal canto mio, giovani valorosi, al maggior vostro profitto, mi sono apprettato alla provvisoria costruzione di quello che qui vi presento, intanto che a vantaggio e comodo vostro dalla regale munificenza si va disponendo di riunire nel medesimo luogo il maggior numero degli stabilimenti scientifici.
Più di quel molto che potrei dirvi dell'esercizio farmaceutico, ve ne parlerà l'esercizio stesso, e vi farà conoscere quanto convenga avere in esso informati i sensi ed addestrate le membra per esser atti all'operare. Per altro non vi tacerò che per solo esercizio al farmacista istrutto riuscirà sicura l'operazione tanto nel maneggio degli stromenti, quanto nell'impiego dei mezzi mecanici, chimici o naturali, della cui azione è teoricamente informato. E vi dirò altresì che coll'esercizio soltanto guadagnerà egli la necessaria prontezza nel riconoscere e nel prevedere la comparsa di que' fenomeni che potrebbero turbare il corso dell'operazione ed alterarne i risultati, e saprà talora apporvi gli opportuni ripari; ed aggiugnerò che coll'esercizio potrà rendersi cauto ed attento all'osservazione di tanti nuovi fenomeni, cui possono dare origine delle imprevedute circostanze o delle non ancora tentate unioni, e guadagnare pure per questa
via delle nuove cognizioni utili all'arte ed alla scienza sua, non che a quella della medicina; e finirò dicendo che coll'esercizio distinguerà quello che è necessario di osservare in un'operazione da quello che è ridondante o superfluo all'oggetto cui è diretta e saprà per esso se convenga sostituire a degli apparecchi eleganti o costosi dei semplici ed economici, né la mancanza di un dato apparecchio o l'incapacità di approntarlo saranno più pel farmacista tra le ragioni o i pretesti di valersi a discapito degli altrui preparati. Qui vi offro un esempio di mecanica sostituzione nel doppio apparecchio per la preparazione dell'acqua acidulata, ossia dell'acqua satura di gas acido carbonico, e similmente negli altri due ne' quali vi presento la preparazione dell'acido muriatico o de' quali ora vi rendo conto. – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –
Io non abuserò più a lungo della vostra attenzione, studiosi giovani, né della cortesia con cui mi onorano questi dotti e ragguardevoli uomini, ma non vi lascerò partire da questo luogo senza dichiararvi che dalla mia scuola e dal mio laboratorio avranno perpetuo bando gl'infiniti misteri, i linguaggi oscuri, le maliziose reticenze, il vanto dei segreti, l'occultazione della verità, che ma seguirò il mio piano d'istruzione farmaceutica ed alle datevi dottrine sulla collezione e preparazione de' rimedi farò qui seguire l'applicazione delle operazioni ai preparati che sono di uso più frequente e di maggiore importanza; né da questo numero vorrò escludere le classi di quelli che sono ancora detti improprissimamente galenici. E sappiate pure che mentre io mi occuperò di codesto dover mio invitando qualche farmacista ad operare, e qualche medico o chirurgo ad assistere le operazioni darò altresì accoglienza,
per quanto mi sarà possibile, alle richieste di quegli tra voi che avesse il desiderio d'eseguire da se solo qualche preparato, avendo fisso nell'animo di prestarvi efficacemente all'utile della gioventù studiosa ed alle nobili e zelanti cure dell'amatissimo nostro principe vice-re, non meno che alle premure di quegli illustri personaggi che sono destinati all'esecuzione dei benefici e santi precetti di educazione del nostro leggilastore, padrone, e padre. Salvator Mandruzzato